Quanto dura un intervento di protesi all’anca?
È comprensibile come siano in tanti i pazienti che, al momento di doversi sottoporre ad un intervento di protesi all’anca, si chiedano: “Quanto dura un intervento di protesi all’anca?”. Questa domanda, assolutamente lecita, ha origine dal desiderio di sapere cosa aspettarsi in sala operatoria.
Oggi possiamo affermare che la tecnologia applicata in ambito ortopedico ha fatto passi da gigante, consentendo una notevole riduzione dei tempi operatori rispetto al passato. Ciò nonostante, anche l’attuale durata di un intervento di protesi all’anca può variare in funzione di diversi fattori specifici di ogni singolo caso.
Quando è eseguita una protesi anca mini invasiva Milano mediante un approccio mini-invasivo anteriore, i tempi operatori si attestano mediamente attorno ai 45-60 minuti. Questo grazie alla minore invasività dell’accesso chirurgico, che consente manovre più agevoli e una precoce deambulazione.
Tuttavia, evenienze come comorbilità presenti, grado di degenerazione articolare preesistente, complicazioni, o l’esperienza stessa dell’equipe chirurgica, possono far allungare o accorciare la durata dell’intervento.
Ciò nonostante, la protesi d’anca si può oggi considerare un’operazione consolidata e standardizzata nella metodica, grazie ai continui progressi che ne hanno migliorato l’esecuzione nel tempo.
Quanto dura un intervento di protesi all’anca? Le diverse fasi dell’operazione
L’intervento per l’impianto di protesi d’anca si articola in diverse fasi che vedono il coinvolgimento di un équipe multidisciplinare composta dall’ortopedico, dall’anestesista e dal personale infermieristico.
Generalmente l’équipe chirurgica procede preparando il paziente in sala operatoria mediante un’anestesia spinale o generale, dopodiché si provvede alla preparazione sterile del campo operatorio.
A seconda delle condizioni cliniche del paziente e del tipo di approccio selezionato, l’ortopedico accede all’articolazione dell’anca. Nel caso di un approccio anteriore, detto anche AMIS (Anterior Mini-Invasive Surgery), il chirurgo esegue una piccola incisione sulla parte anteriore della coscia per accedere all’articolazione. Tramite questo accesso mini-invasivo procede quindi alla rimozione della testa del femore logora insieme alla parte dell’acetabolo danneggiata, asportando con cura l’osso necrotico e la cartilagine degenerata.
Nell’approccio posteriore più tradizionale, l’incisione chirurgica è invece eseguita sulla parte posteriore della coscia. In entrambi i casi, l’ortopedico si avvale di strumenti chirurgici appositi e di una visione ingrandita tramite un optic per eseguire con precisione millimetrica la rimozione delle componenti articolari danneggiate, preparando adeguatamente l’alloggio osseo per l’inserimento delle protesi. La rimozione dell’osso necrotico e della cartilagine degenerata è una fase cruciale per consentire poi l’impianto corretto delle protesi e il recupero funzionale ottimale dell’anca.
Nella maggior parte dei casi è impiantata una protesi totale, sostituendo sia la testa femorale che la cavità acetabolare con componenti protesiche in metallo e plastica compatibili con i tessuti biologici. Talvolta, come abbiamo visto, può rendersi necessaria una protesi anca mini invasiva Piacenza che prevede un accesso chirurgico meno invasivo anteriore, riducendo i tempi di deambulazione post-operatoria.
Ma quanto dura un intervento di protesi all’anca? L’intervento di posizionamento delle componenti protesiche richiede solitamente un’ora circa. Al termine dell’operazione si procede al confezionamento di una medicazione ben aderente e al collegamento dei drenaggi. Il monitoraggio continuo del paziente permette di stabilizzarne i parametri vitali prima del trasferimento in reparto. In via generale, la dimissione avviene dopo 3-5 giorni in buone condizioni cliniche.
Quindi, la durata media dell’intervento chirurgico è di circa 60 minuti, sebbene in sala operatoria il paziente permanga per circa 3 ore, includendo la preparazione ed i successivi controlli post-operatori.
Durata intervento protesi anca: variabili che possono influenzare i tempi
Sebbene la durata media dell’intervento di impianto di protesi d’anca sia generalmente stimata attorno ai 60 minuti, diversi fattori possono influenzare questo lasso di tempo. Primo fra tutti la complessità del caso clinico del singolo paziente che gioca un ruolo cruciale. Ad esempio, pazienti obesi, diabetici o con comorbidità importanti associate richiedono maggiori accortezze e procedere con tempi adeguatamente allungati.
Anche l’entità della degenerazione artrosica preesistente può impattare i tempi chirurgici, ad esempio in presenza di calcificazioni estese o fratture dell’anca mal consolidatesi.
Un fattore determinante è anche il tipo di approccio utilizzato. La protesi anca mini invasiva Palermo tramite accesso anteriore permette tempi operatori ridotti, intorno ai 45 minuti, grazie alla minore invasività rispetto all’approccio posteriore tradizionale. L’esperienza e la manualità del chirurgo ortopedico giocano altresì un ruolo importante. I tempi tendono progressivamente ad accorciarsi man mano che il numero di interventi eseguiti aumenta.
Eventuali complicazioni emorragiche o periprocedurali che richiedano manovre aggiuntive possono naturalmente allungare la durata dell’intervento, così come l’uso di tecniche intraoperatorie più sofisticate. Quindi, se la durata media dell’intervento di protesi d’anca è stimabile attorno all’ora, sono molteplici le variabili che possono far variare questa tempistica, richiedendo un’attenta valutazione preoperatoria da parte dell’équipe medico-chirurgica.
Intervento protesi anca durata: Recupero in sala risveglio
Una volta concluso l’intervento di impianto protesico, che come detto ha una durata media di un’ora, il paziente trascorre un periodo in sala risveglio prima del trasferimento in reparto. Questa fase immediatamente successiva all’operazione riveste grande importanza.
Dopo l’intervento chirurgico condotto in anestesia generale o spinale per trattare l’artrosi dell’anca ormai avanzata, il paziente è trasportato in sala risveglio dove personale altamente specializzato ne monitora costantemente i parametri vitali, quali frequenza respiratoria, cardiaca, pressione arteriosa e saturazione di ossigeno nel sangue.
Il graduale risveglio dall’anestesia consente di valutare anche che non vi siano deficit neurologici o complicanze emorragiche non ravvisate in sala operatoria. Eventuali esigenze di terapia antalgica sono prontamente soddisfatte per controllare in modo ottimale il dolore post-operatorio.
Quando le condizioni cliniche risultano stabilizzate, solitamente dopo un paio d’ore, il paziente è trasferito nel reparto di degenza ordinaria per continuare il monitoraggio e prendere in carico la successiva fase riabilitativa. La permanenza prolungata in sala risveglio può talvolta rendersi necessaria in caso di evenienze impreviste per migliorarne stabilizzazione e prestazioni.