FAQ
Ho deciso di raccogliere in questa pagina alcune tra le domande più frequenti che mi rivolgono i miei pazienti, con le relative risposte. Infatti questi dubbi potrebbero riguardare anche te e chissà che le risposte non ti aiutino a decidere se contattarmi o meno.
La protesi è un intervento sicuro e duraturo?
Assolutamente sì, le percentuali di successo sono del 97-98% con una durata media di circa 20 anni. Si tratta di una tecnica chirurgica consolidata da molti anni di ricerca, sperimentazione e utilizzo che consiste nella ricostruzione dell’articolazione mediante il posizionamento di componenti metalliche, di polietilene e di ceramica, che permette di liberarsi dai vincoli dettati dal dolore e dall’impossibilità di muoversi completamente.
Esiste un’età per affrontare un intervento di protesi?
No, non c’è un’età giusta per farlo. Non si è mai né troppo giovani e né troppo vecchi per sottoporsi all’intervento di protesi: la decisione dipende da molti fattori che riguardano la tua persona e la tua condizione di salute generale.
Dopo quanto tempo si torna alla normalità?
In media nell’arco di 2 mesi. La mia esperienza mi ha insegnato quanto la protesi all’anca sia considerata un intervento efficace e sicuro, in grado di risolvere i disturbi derivanti da una scarsa mobilità e di restituirti un’ottima qualità di vita. L’intervento viene eseguito dalla mia équipe mediante una tecnica mininvasiva, cioè senza incisione dei muscoli e dei tendini, che ti consente quindi un recupero rapido e la migliore stabilità possibile.
Con l’approccio mininvasivo è possibile consentire un recupero rapido, che ti permetta di camminare con due stampelle già il giorno stesso dell’intervento e fare le scale dopo soli 3-5 giorni, abbandonando infine ogni aiuto nel camminare entro 2-3 settimane dall’intervento. Per provvedere al miglior intervento possibile, abbiamo sviluppato differenti tecniche, con ottimi risultati clinici e funzionali in entrambe le condizioni. In alcuni casi è possibile eseguire questa procedura chirurgica in regime “one day surgery”, con la dimissione il giorno seguente l’intervento chirurgico.
Le infiltrazioni, integratori, terapie fisiche e la fisioterapia sono risolutive in caso di artrosi?
No, purtroppo questo tipo di supporti fanno parte di tutte quelle terapie che alleviano la sintomatologia dolorosa solo temporaneamente, senza di fatto risolverla, ma anzi correndo il rischio di trascinare il problema nel tempo.
Se non mi opero a cosa vado incontro?
Quando si tratta di benessere degli arti inferiori, come le anche e le ginocchia, battere i problemi sul tempo può aiutare a ridurre eventuali complicanze e quindi favorire l’efficacia e il risultato dei trattamenti. Tra i rischi maggiori c’è quello di usura delle altre articolazioni come anca controlaterale e per le ginocchia un’usura da sovraccarico e il protrarsi di un modo non corretto di camminare con conseguente lombalgia cronica, cioè un forte mal di schiena difficile da risolvere. Inoltre l’artrosi dell’anca è una delle patologie più diffuse per entrambi i sessi e determina un forte impatto sulla qualità di vita rendendo doloroso e faticoso muoversi liberamente.
Numerosi studi hanno dimostrato come a causa delle limitazioni di mobilità e della conseguente vita sedentaria, l’artrosi dell’anca non trattata può portare al rischio di sviluppare altre patologie come obesità, malattie cardiovascolari e sindromi depressive.
Posso operare entrambe le anche in contemporanea? In questo caso la riabilitazione cambia?
Assolutamente sì, oggi è possibile intervenire su entrambe le anche. La fase di riabilitazione poi sarà la stessa che si eseguirebbe per un solo lato. L’artroprotesi dell’anca in mininvasiva avviene con una tecnica che permette di effettuare l’impianto di protesi senza alcuna conseguenza biologica e meccanica.
La procedura viene eseguita attraverso una piccola incisione che consente una ripresa molto rapida e una minore perdita ematica, tanto che, se necessario, è possibile compiere l’intervento contemporaneamente su entrambe le anche.