Come si ottiene il gel piastrinico?
Il gel piastrinico è un prodotto innovativo nell’ambito della medicina rigenerativa, con interessanti potenzialità terapeutiche ancora in fase di studio e validazione. Questo preparato viene ottenuto dal sangue autologo del paziente, sottoposto ad un processo controllato di isolamento e attivazione delle piastrine. Le piastrine rilasciano così fattori di crescita ed altre molecole bioattive, che vanno a costituire un coagulo gelatinoso ricco di proprietà rigenerative.
Il gel piastrinico racchiude un concentrato di sostanze normalmente coinvolte nei processi fisiologici di riparazione e rigenerazione tissutale, come PDGF, TGF-β e VEGF. Queste agiscono stimolando la proliferazione delle cellule locali, la neoangiogenesi, il reclutamento di cellule staminali. L’infiltrazione di gel piastrinico può quindi supportare i naturali processi di guarigione di tessuti molli, osso e cartilagine. Le applicazioni in studio includono il trattamento di tendinopatie, lesioni osteoarticolari, ferite cutanee, ulcere, con risultati promettenti.
Come si ottiene il gel piastrinico: Prelievo e centrifugazione del sangue
Come si ottiene il gel piastrinico? Si tratta di un processo lungo ma non troppo complesso. Per ottenerlo è prima di tutto effettuato un prelievo di sangue venoso dal paziente. Il sangue venoso viene preferito per il prelievo rispetto a quello arterioso per diverse ragioni:
- Il sangue venoso è più facilmente accessibile rispetto a quello arterioso. Le vene sono più superficiali, più grandi e meno sensibili al dolore durante il prelievo. Le arterie invece sono più profonde, di calibro minore e molto sensibili.
- Il prelievo arterioso comporta maggiori rischi di complicanze come ematomi, aneurismi, trombosi e ischemia distale. Il prelievo venoso è quindi più sicuro.
- Il sangue arterioso è ricco di ossigeno ed ha una pressione maggiore. Questo può alterare alcuni parametri di laboratorio come l’emogasanalisi. Il sangue venoso non ha subito gli scambi metabolici e gassosi ed è quindi più rappresentativo.
- Le vene hanno un flusso di sangue minore rispetto alle arterie. Questo permette di ottenere con più facilità un campione ematico non diluito e non miscelato con liquidi infusionali.
- Il sangue venoso coagula più lentamente di quello arterioso grazie ad una minore concentrazione di tromboplastina. Questo permette una migliore raccolta del campione e la sua gestione.
Per tutti questi motivi il prelievo di sangue a scopo diagnostico, per l’isolamento delle piastrine o per altri scopi è effettuato di routine dal circolo venoso periferico. Il sangue arterioso viene raramente utilizzato nei prelievi di routine. Di solito si prelevano volumi di sangue che vanno dai 50 ai 450 ml. Il sangue è raccolto in provette contenenti anticoagulante, tipicamente citrato di sodio, per impedire la coagulazione.
Successivamente le provette di sangue vengono poste in una centrifuga per effettuare la separazione delle componenti ematiche in base alla densità. La centrifugazione avviene a forza G moderata, solitamente comprese tra 150 e 200 G per 10-15 minuti.
Questo processo consente la separazione dei globuli rossi che si depositano sul fondo, del plasma che rimane nella parte superiore e di un anello leucocitario che contiene le piastrine nella parte centrale. Le piastrine sono quindi raccolte con attenzione da questo strato mediante pipettaggio, evitando di aspirare gli altri componenti. In alcuni casi possono essere ulteriormente purificate con un secondo passaggio di centrifugazione.
Gel piastrinico preparazione: Attivazione delle piastrine e produzione del gel
Dopo aver isolato le piastrine attraverso la centrifugazione del sangue, queste devono essere attivate in modo da secernere i fattori di crescita e altre proteine contenute nei granuli α. L’attivazione avviene mediante aggiunta di sostanze quali trombina o cloruro di calcio alla sospensione piastrinica. Queste sostanze attivano le piastrine legandosi ai recettori di membrana e innescando così il rilascio del contenuto dei granuli.
Le piastrine attivate liberano quindi fattori di crescita come PDGF, TGF-β, VEGF, EGF che stimolano proliferazione cellulare, angiogenesi e riparazione dei tessuti. Rilasciano anche proteine ad azione anti-microbica e chemiotattica. Tutte queste proteine bioattive vanno a costituire una matrice tridimensionale, un coagulo piastrinico ricco di fattori di crescita, che grazie all’aggiunta di calcio, prende una consistenza gelatinosa.
Si ottiene così il gel piastrinico, un concentrato di fattori di crescita e altre proteine ad azione rigenerativa, incapsulati in una matrice di fibrina, che può essere utilizzato per infiltrazioni gel piastrinico a scopo terapeutico.